Studio Orale

L’11 novembre 2011 Studio Orale inizia le sue attività e il 18 dicembre dello stesso anno viene presentato il primo programma annuale.

Da gennaio a giugno dell’anno dopo, vengono testati una serie di week end monografici a cadenza mensile, che diventano “attività ricorrenti” dello studio. Qui di seguito i contenuti dei singoli stage: flusso, composizione, azione creativa (febbraio); coro, monologo, dialogo (marzo); recita, racconto (aprile); epica, lirica, drammatica (maggio); scritto, orale (giugno).

In seguito le attività ricorrenti si attestarono sui seguenti format: Il limite e l’errore (SUL PROCESSO CREATIVO), A solo, a due, assieme (SULLE STRUTTURE DEL DRAMMA), Teatro di poesia (SULLE FORME DELL’AZIONE POETICA), Un cavallo senza ruote (SUL CONCETTO DI TESTO A TEATRO), Il vuoto tra le cose (SULLO STUDIO DEL PERSONAGGIO).

Nel luglio di quell’anno fu inaugurato l’appuntamento annuale con la Summer Class: nel 2012 Il mondo, le parole sull’Amleto di Shakespeare; nel 2013 Forse che la paura ha spento linventiva? su Lanima buona di Se Zuan di Brecht; nel 2014 Filumena, la straniera su Filumena Marturano di Eduardo De Filippo.

Sempre nel 2012 il 6 e 7 ottobre si svolge nella sede ARCI di via Bombicci Studio orale esposizione (laboratori, narrazioni, seminari e serate in recita) una presentazione al pubblico dei lavori in corso, dalla quale nasce la rassegna Schizzi dattore (26 gennaio-8 marzo) coordinata da Shanna Rossi e realizzata in collaborazione con Colibrì Libreria Musica Arte. La Rassegna include: Laccademia sbagliata, un racconto di Salvatore Cardone; Comunque non è amore (se no non mangerebbe), un monologo di Paola Giglio dall’Ulisse di James Joyce; Un ritratto del duemila, una composizione estemporanea di Shanna Rossi da Portrait di Joyce Lussu; Uomini che amano le donne, una serata diretta e interpretata da Luca De Angelis, con Paola Giglio, Sabrie Kamiss e Shanna Rossi, con musiche dal vivo di Luca Romano.

A ottobre del 2013 si inaugura una collaborazione con l’Università di Trento:

Il 17 si tiene La macchina infernale della rivoluzione un intervento di Salvatore Cardone;

Il 18 ottobre La morte di Danton, uno studio in recita di Shanna Rossi;

(entrambi per il convegnochner, artista politico, coordinato da Enrico Piergiacomi);

l’anno dopo sempre ad ottobre, il giorno 21 si svolge Ancora un dialogo, con Shanna Rossi e Enrico Piergiacomi, tratto da “Socrate incontra Marx, lo straniero di Treviri”, autentico falso d’autore di Mario Vegetti, per il seminario Dialogo intorno a Socrate, coordinato da Fulvia De Luise.

Poi nel 2016 il 6-7-8 aprile Salvatore Cardone conduce un laboratorio teatrale su Gorgia e Protagora, per il progetto “Le forme teatrali nella rappresentazione filosofica” coordinato Fulvia De Luise.

Per l’anno 2013/2014 lo studio inaugura delle attività “rivolte a tutti” con i progetti L’albero di Jo (gruppi di lettura e narrazione), Quando la lampada è accesa e la tenda tirata (laboratorio di poesia) e Le commedie non sono libri (corso di regia per spettatori).

Ecco alcuni passaggi concernenti i contenuti relativi ai tre progetti:

“Un libro tra le mani, e ogni volta si compie il miracolo di uno spazio e di un tempo sospesi. In metropolitana o in un giardino pubblico pieno di bambini vocianti, nel silenzio della tua stanza o passeggiando in riva al mare, al tavolo di una biblioteca o al gabinetto, col libro sotto al banco mentre il professore spiega o in cima ad un albero, come faceva Jo in Piccole donne: non importa dove: ogni volta una nube, un diaframma, una cortina, attutiscono i rumori intorno che, sempre più lontani, lasciano spazio ad altri suoni, altri volti, altri luoghi. È l’opzione nota alla lettura. C’è però un’immagine che ci arriva da un tempo non troppo lontano: una fanciulla è sdraiata su un’amaca, un giovanotto in piedi ha un libro tra le mani, altre persone, sedute su sedie o adagiate sull’erba, ascoltano in silenzio. Immagini analoghe contemplano un gruppo di donne intorno al camino nelle sere d’inverno o anziani signori alfabetizzati circondati in un cortile da donne del popolo, garzoni e immancabili bambini. Una replica di tutto questo forse c’è stata per un po’ ai tempi della radio. Poi più nulla. Sono immagini sbiadite che indicano una seconda opzione alla lettura che sembra perduta. Ma noi di Studio Orale sappiamo che è ancora viva e fertile.”
Con L’albero di Jo abbiamo riscaldato l’anno scorso il nostro inverno. I libri che ci piacevano, letti agli altri, sono stati l’occasione per parlare del nostro pensiero e dei nostri desideri, della nostra scuola, della nostra politica, dei nostri ragazzi. Poi abbiamo bevuto del vino, rassicurati alla fine di poter dire, “ci vediamo la prossima volta”.
(L’albero di Jo)

 

“La “voce che dice” rivela segreti affioranti, rende trasparente il processo di creazione del poeta, mostra come la comprensione sia essa stessa, a sua volta, creazione, dal momento che rende esplicita la natura vivente del testo: qualunque testo, oltre ogni discorso critico: che si limita ad aggiungere, tradurre, semplificare, fissando in un senso solo quello che il testo invece può produrre di per sé in modo molteplice e continuo. La “voce che dice” si pone due volte al centro di una testimonianza: pretende la presenza di un ascolto e dà conto di una creazione già avvenuta: la poesia è qualcosa da condividere nel nome di un poeta che ha voluto parlare a nome di tutti. La semplici regole della lettura poetica – voce e semantica, silenzio e risonanza, detto e non detto, assenza/presenza, sospensione/conclusione, evocazione, risposta alla domanda silenziosa – comuni sia all’atto compositivo, che a quello della recita, favoriscono l’innesto della dimensione affettiva nei processi di conoscenza. In altre lingue recitare a memoria si dice “col cuore” (par coeur, by heart). In italiano si nomina ogni volta Mnemosine, l’antica madre delle arti e delle scienze.
Quando la lampada è accesa e la tenda tirata è un laboratorio di poesia aperto a tutti, con incontri serali a cadenza mensile da novembre a giugno. In esso, oltre al confronto con i poeti canonici liberamente proposti, sarà possibile presentare le proprie poesie, sperimentarsi con la composizione inedita attraverso procedimenti guidati, o anche solo leggere o ascoltare. Scopo del laboratorio è ritrovare il piacere dell’atto poetico, fatto di complicità collettiva col poeta e coi compagni, fatto di gioco e di creazione comune, fatto di conoscenza: perché i poeti coltivano la sapienza con amore, non la esercitano con autorità, su di essa si interrogano, interrogandosi sulle cose concrete della vita, di cui sempre la poesia si nutre.”
(Quando la lampada è accesa e la tenda tirata)

 

“Il teatro è un gioco a tre: ci sono un poeta, un attore e uno spettatore, sempre e contemporaneamente. Se uno di questi viene meno, il gioco non si può fare. Gli antichi lo sapevano bene. Un tempo il poeta diceva all’attore: “Questa storia la racconterai così.” L’attore diceva allo spettatore: “Questa storia già la conosci, vieni a vedere come la racconto io.” Infatti lo spettatore di Euripide o di Shakespeare, la storia in questione, quasi sempre la conosceva già, o almeno sapeva già da prima che cosa poteva aspettarsi dallo spettacolo, a quale gioco avrebbe partecipato: era bello veder sia confermata che smentita questa aspettativa. Il teatro, forse il gioco più bello inventato dall’uomo, ancora oggi funziona così. Ancora oggi il teatro ha bisogno dello spettatore e della sua “aspettativa competente”. Se questi conosce da prima il racconto o come lavora il regista, se sa immaginare che tipo di interpretazione potrà dare l’attore, se è consapevole della tradizione che sostiene un testo e la sua rappresentazione, la sua partecipazione sarà ricca di piacere, e renderà vitale un gioco di cui l’uomo ha ancora bisogno. Le commedie non sono libri è dunque un corso di regia per spettatori e teatranti. Esso parte da una semplice domanda: che cosa si fa di fronte a un testo teatrale privo di scene e privo di attori? Tutto il risarcimento immaginativo che fa “vedere” spazi reali e persone in carne ed ossa in azione – molto diverso da quello che agisce mentre si legge un romanzo – si chiama per l’appunto regia. Il corso, articolato in otto seminari mensili di tre ore ciascuno, insegnerà a tradurre questo gioco dell’immaginazione in un disegno e in un progetto. L’obiettivo è quello di fornire alfabeti di base all’aspirante regista e strumenti di lettura allo spettatore, allo studioso, all’autore, all’attore stesso, essendo la regia non il lavoro specialistico di un tecnico che opera separatamente, ma un sistema di competenze che riguardano tutti coloro che partecipano.”
(Le commedie non sono libri)

 

Da marzo a maggio 2014 vengono realizzati tre laboratori per il progetto Il cimento e l’invenzione: Tre sorelle di Checov (marzo) Tutti quelli che cadono di Beckett (aprile) Riunione di famiglia di Eliot (maggio).

Infine tra maggio e giugno 2014 si tengono tre serate speciali de L’albero di Jo con pubbliche letture a scelta dei partecipanti intorno a dei temi definiti: il 9 maggio, La città e la casa; il 23 maggio, La guerra e il ritorno; il 6 giugno, Il sogno, il labirinto.

ll laboratorio di poesia produce infine poi delle lezioni aperte di Salvatore Cardone, con letture di inediti a cura degli allievi. Ne ricordiamo due in particolare:

22 marzo 2015, Mare, pioggia, notte

lezione aperta di Salvatore Cardone in collaborazione con Colibrì Art Shop-Gallery

7 aprile 2017, I versi d’occasione fanno il poeta ladro

lezione aperta di Salvatore Cardone in collaborazione con La Scatola dell’Arte.

Dal 2013 al 2017 Salvatore Cardone esporta i procedimenti e il sistema di ricerca e di messa in in scena di Studio Orale nel Laboratorio di improvvisazione teatrale La strategia del Silenzio – “per una comunicazione felice tra medico e paziente” che si tiene presso la Scuola di Medicina della SUN Seconda Università di Napoli oggi Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Il laboratorio è diretto da Cardone insieme a Ciro Gallo, ordinario di Statistica Medica presso la stessa Università.

Nel corso dei primi tre anni “La Strategia del Silenzio” realizza tre laboratori con serata finale aperta al pubblico:

Un caso di pratica medica, dall’omonimo racconto di Anton Cechov, Chiesa della Croce di Lucca della Seconda Università di Napoli (a.a. 2013/14);

La schiuma dei giorni, dal romanzo di Boris Vian, Chiesa della Croce di Lucca della Seconda Università di Napoli (a.a. 2014/15);

Questa è l’acqua, dai racconti di David Forster Wallace, Oratorio dei Nobili presso il Liceo Ginnasio “Antonio Genovesi” (a.a. 2015/16).

Dall’esperienza dei primi due anni nasce il libro Piccole storie di malati a cura di Ciro Gallo e Salvatore Cardone (Roma, 2016), finalista al Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica, che ha raccolto sedici racconti scritti dagli stessi studenti del laboratorio, seguiti da due interventi dei curatori sulle ragioni didattiche e metodologiche del laboratorio e sui rapporti tra medicina e teatro negli aspetti strutturali e procedurali.

Nel 2016/17 viene realizzato il laboratorio Storia di un corpo, dall’omonimo libro di Daniel Pennac, con serata finale presso il Teatro dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nato da quest’ultima esperienza, è stato pubblicato nel 2018 il libro-documento dal titolo Diari di un corpo, alla cui redazione partecipano Ciro Gallo, Salvatore Cardone, Paolo Prota, gli studenti della Scuola di Medicina e gli studenti della Classe di Scenografia.

Nel 2017/18 viene portata in scena a La macchina del tempo, da Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, serata realizzata con la collaborazione di Legambiente Campania Onlus e con il patrocinio di Società Italiana di Pedagogia Medica (vedi ANNUARIO 2018).

Il 7 ottobre 2019 parte la terza edizione del laboratorio di poesia, con una nuova denominazione Laboratorio permanente di composizione poetica e recitazione, che prevede un ciclo di lezioni aperte (vedi ANNUARIO 2019) e si conclude con la serata al pubblico Quando la lampada è accesa e la tenda tirata, Roma, Teatro di Documenti, 13 ottobre 2020 (vedi ANNUARIO 2020).

Nel biennio 2021/2022 le restrizioni governative per le attività culturali in presenza costringono lo Studio a sospendere sine die le sue attività.